In questa serie di post, cercherò di affrontare la questione Ucraina dopo svariate letture di documentazione. Cito subito le mie fonti, contrariamente all’abitudine diffusa in questa questione di dire la propria opinione senza essersi documentati: Limes, numero del dicembre 2014, Limes, numero di marzo 2022 (recentissimo), il libro Geopolitica della crisi Ucraina di Giorgio Cella, e gli ultimi due numeri della rivista Internazionale, di marzo 2022. Per questa prima puntata, però, le fonti non serviranno all’argomento che intendo presentare.

Anzitutto, se per Occidente intendiamo noi cittadini occidentali, va detto che purtroppo possiamo fare molto poco per far cessare la guerra. Ma una cosa c’è rimasta, ed è nostro dovere morale: non dire falsità o spiattellare pareri ideologici. E’ un’offesa verso i morti, verso tutti i morti, di questa guerra, che peraltro c’è almeno dal 2014 ma tutti ne parlano solo ora.

Arthur Ponsonby, scrittore e politico britannico, scrisse una volta: «Quando viene dichiarata una guerra, la prima vittima è la Verità».

Aggiungiamo pure: quando una guerra è poi la prima guerra-social, combattuta anche tramite influencer, la verità subisce pure mutilazione di cadavere.

Cito alcune frasi che ho visto correre su FB:

Luciano Canfora: “questa è una guerra tra Russia e Nato”

Roberto Silvestri: “C’è solo un modo per evitare la guerra: non combatterla. E un presidente [si riferisce a Zelensky] che ama il proprio popolo la fermerebbe immediatamente”.

Infine George Kennan, statista di Bush, nel ’97 dichiarò “l’allargamento della NATO è un tragico errore”.

Su queste frasi, e altre simili, si stanno costruendo delle menzogne vergognose.

Anzitutto, se Canfora ha ragione, la ha solo nel senso che la Russia (o meglio Putin, perché lì c’è un uomo solo che decide e vuole la sorte di un popolo) attraverso la crisi ucraina vuole scatenare guerra alla Nato o almeno mostrare i denti. Solo in questo senso l’affermazione può essere intesa vera.

Invece, lui o i suoi lettori stanno intendendo che la guerra è colpa della Nato, e/o che la Nato combatte questa guerra. La seconda affermazione è palesemente falsa, non un solo soldato Nato sta combattendo sul campo. Che la guerra sia poi colpa della Nato, è falso quanto dire che l’aggressione alla Polonia di Hitler nel ’39 era colpa di come la Germania era stata trattata al tavolo della pace del 1918. Se pensate che questo sia vero, siete in buona compagnia: Hitler la pensava come voi. E come Putin voleva rivendicare “lo spazio vitale”.

Ma parliamo meglio di questa storia della colpa della Nato di essersi allargata. 

L’allargamento della Nato dal 1991 fino ai giorni nostri, verso Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Montenegro, Polonia, Ungheria, rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia, e in sostanza tutta l’aria dell’est Europa che dal 1945 finì sotto influenza sovietica, è un allargamento che è stato disperatamente (in alcuni casi) richiesto da tutte quelle popolazioni, per la comprensibile ragione che tutti quei popoli non volevano più saperne di trovarsi ancora di fronte al pericolo di essere spartiti fra superpotenze (Germania e Russia si sono spartite la Polonia più volte nei secoli, non solo col patto Ribbentropp-Molotov), o di trovarsi di fronte al pericolo di un nuovo imperialismo russo. 

Già, proprio quell’imperialismo russo che incarna oggi Putin, e lo dice lui chiaramente, ispirandosi non all’impero sovietico ma all’impero zarista.

Quindi non è stata tanto la Nato a voler fare imperialismo, ma questi paesi a chiedere protezione verso un possibile (e quantomai prevedibile, tanto che è accaduto) imperialismo russo.

La Nato (e poi l’UE, visto che alcuni di questi paesi sono entrati anche in UE) potevano certo dire no. Ma perché avrebbero dovuto farlo? Era nel loro interesse, e in più le popolazioni lo chiedevano, a volte insistentemente.

Inoltre, se questa guerra è colpa della Nato, perché non c’è stata una guerra quando si è allargata in Polonia, o Ungheria, o presso gli altri confini russi? Chi scrive queste stupidaggini fa finta di non sapere perché l’Ucraina e non altre terre sono strategiche per Putin (lo spiegherò prossimamente)

La ragione per cui non avrebbero dovuto rispondere sì, secondo Kennan, secondo Canfora, e tanti altri sedicenti politologi, è che allargandosi la Nato, la Russia si è irritata per la perdita di influenza, influenza che a quanto pare le toccherebbe di diritto in quanto “la Russia o è imperiale o non è” (si legge dal saggio introduttivo in Limes 2014). 

E non si deve far arrabbiare la Russia che è una potenza atomica.

Questo argomento, oltre ad essere vergognoso in forma equivalente a quanto Gramellini ha evidenziato con una metafora riuscita (“non devi metterti la minigonna per non provocare lo stupratore”) è un argomento da politica dell’Ottocento. Non di oggi.

Il popolo russo non si arrabbia né si esaspera se fuori dai suoi confini qualcuno entra nella Nato. Il popolo russo dal 1991 ha altro a cui pensare, soprattutto sopravvivere dignitosamente. L’unico esasperato è un uomo al potere, o al massimo la sua oligarchia di contorno, che si avvantaggerebbe dell’imperialismo fuori confine. Ma nel XXI secolo non si possono accettare argomenti che giustificano guerre per calmare uomini o caste al potere. Se la Russia (o chi la governa) ha perso dal 1991 influenza in quei paesi, se ne faccia una ragione. Anche perché quell’influenza non l’ha mai avuta, è solo stata imposta dalla pace di Yalta, dalla logica della guerra fredda, ed è sempre stata maldigerita da chi abita in quei paesi. Basta sputare veleno sopra le vite degli altri.

La guerra non andrebbe mai combattuta, senza dubbio, come dice Silvestri. Ma se un paese sovrano viene invaso da uno che bombarda, almeno dovrebbe spettare alla gente di quel paese e dunque anche ai suoi rappresentanti eletti di decidere se resistere o arrendersi. Non spetta a noi dirlo, comodamente, dalla nostra poltrona mentre prendiamo un caffè. Questo sostituirci a chi è sotto le bombe e suggerire cosa fare è una cosa criminale dal punto di vista morale.

Inoltre, per analogia, allora i nostri partigiani avrebbero dovuto arrendersi subito nel ’43 e non resistere. Ma allora perché sono (a ragione) considerati da tutta la storia italiana eroi? 

Ecco allora cosa possiamo fare noi cittadini occidentali: dire la verità, o sbugiardare menzogne vergognose, scritte sul sangue di chi sta subendo bombardamenti al solo scopo di andare contro-corrente e così farsi un nome sui social.

E se proprio non ci riesce, almeno di stare zitti e non condividere affermazioni insostenibili.

E, tanto per inciso, questo non vuol dire sostenere la Nato o far guerra alla Russia, come si vedrà dalle prossime puntate.

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