AGLI AMICI/E PACIFISTI/E NON VIOLENTI/E

AGLI AMICI/E PACIFISTI/E NON VIOLENTI/E

Cari/e pacifisti/e non violenti/e, che avete preso posizione rispetto alla guerra ucraina sul non-invio di armi al popolo resistente ucraino, in questi orribili due mesi di guerra le vostre posizioni sono state accusate di anti-europeismo, anti-occidente, o addirittura complicità o addirittura connivenza con l’invasore russo, in maniera del tutto illegittima.

Purtroppo in questi due mesi di guerra anche chi ha espresso, come me, opinioni convinte e documentate sul fatto che in questa guerra c’è un solo criminale, un solo aggressore, un solo paese aggredito, e che nessuna delle argomentazioni di Putin esposte da lui il 24 febbraio e nessuna imputazione di responsabilità alla Nato regge ad anche solo una analisi superficiale (vedi i miei post sulla guerra in 7 puntate, https://www.democraziaconsapevole.it/blog/) è stato a sua volta tacciato di essere filo-NATO, filonazista, connivente degli USA, militarista e guerrafondaio/a.

Ora mi chiedo e vi chiedo: si può andare oltre queste etichette che non rendono giustizia a chi ha i vostri e miei pareri e opinioni sulla guerra?

Io non vedo contraddizione fra il sostenere che c’è in questa guerra un solo aggressore, e il sostenere che la soluzione deve essere trovata in forma pacifica e diplomatica.

Io non vedo contraddizione fra il sostenere che la responsabilità di questa guerra è di Putin e non della NATO, e il sostenere che la soluzione deve essere trovata in forma pacifica e diplomatica.

Io non vedo contraddizione fra il sostenere che solo il popolo ucraino ha diritto di decidere se resistere o arrendersi, e che noi comodi in poltrona non abbiamo il diritto di chiedere agli ucraini di arrendersi, e il sostenere che l’Occidente, l’Europa, ma anche l’ONU, la Cina, i paesi confinanti europei e asiatici, abbiano IL DOVERE MORALE di trovare una soluzione in forma pacifica e diplomatica.

Gandhi era un pacifista non violento: parlava di non-violenza come resistenza attiva, come lotta, come combattimento, come opposizione e non stasi o inerzia, e credo che in questo specifico contesto di oggi un insieme di strumenti non bellici, per quanto molto severi verso la Russia di Putin, avrebbe potuto aiutare, e, per quanto oramai già tardi, possa ancora aiutare.

Mi riferisco certo alle sanzioni, ma anche all’isolamento diplomatico, e alla non-obbedienza, per esempio, o anche alla velocizzazione del processo di partnernship fra Ucraina e Ue, come dagli ucraini richiesto sin dal 2014, e che se ottenuto all’epoca forse oggi avrebbe dato maggiore protezione simbolica ma anche geopolitica all’invasione. Ma sono solo esempi, e forse voi avrete altre idee. Ma insieme crediamo che debbano essere trovati strumenti non bellici per non inasprire il già orribile conflitto.

Credo però che chi rifiuta il pensiero unico secondo cui esistono due posizioni diverse, costruite dai media semplificatori (perché fa comodo dirottare l’opinione su questa guerra come in un tifo da stadio fra filoamericani e filorussi) potrebbe impegnarsi, insieme, per un futuro libero da guerre e aggressioni, PONENDO CON TUTTI I MEZZI MEDIATICI POSSIBILI IL PROBLEMA POLITICO di una riforma dell’ONU e soprattutto del Consiglio di Sicurezza, e del meccanismo del diritto di veto.

La soluzione teorica esiste in letteratura, ed è possibile in politica. Semplicemente, però, non è nell’agenda politica di nessun partito europeo, che io sappia, e non è nell’agenda di alcuna riflessione dei cosiddetti esperti e intellettuali che oggi tanto parlano sull’Ucraina. Eppure, come aveva già intuito Kant nel 1795, la riforma del diritto internazionale verso una fortificazione dei rapporti multilaterali all’interno di una ONU riformata nelle sue procedure in senso democratico e partecipativo è l’unica soluzione, per non parlare più di guerre.

Nessuno ne parla, nessuno ci pensa perché siamo schiacciati sul piano dell’essere e non pensiamo più al dover-essere o al poter-essere: chiunque, rispetto a questa idea utopica, risponde “si vabbeh, magari nel regno dei cieli o nei sogni degli utopisti”.Eppure Kant aveva sognato ciò che è stato creato nel 1919 e poi nel 1946. Eppure nel 1998 l’ONU si è dotata di un Tribunale Internazionale Permanente, cosa che chiunque negli anni della Guerra Fredda non avrebbe mai immaginato possibile.Immaginare futuri possibili in politica non è solo un’opzione, è un dovere. Altrimenti non c’è progresso né riforma delle istituzioni.

La democrazia non è sempre esistita, è stata pensata quando non c’era ancora e poi realizzata.

Oggi è il momento di pensare, e contestualmente realizzare, la democrazia declinata sul piano internazionale.

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