LA GUERRA  TOTALE DI PUTIN

Cosa si intende nel titolo di questa sesta puntata per “guerra totale” di Putin? Si intende che Putin ha mosso guerra all’Ucraina (due volte, non una, la prima nel 2014) con l’intento anche di offendere Nato e Ue, da lui proclamati “nemici da guerra fredda” sin dal 2008 (vedi puntata precedente). E questo intento l’ha portato avanti, negli anni, con tutti i mezzi a disposizione.

Sentite qui quanto scrive Carlo Jean, presidente del Centro Studi di Geopolitica Economica, su un articolo di Limes del 2014, a proposito della guerra di allora contro l’Ucraina, (che portò all’invasione e successiva occupazione di Crimea e Donbass), dal titolo “La Guerra Ibrida di Putin”:

“La sua sofisticazione non consiste solo nella capacità di sorprendere l’avversario, di mantenere l’iniziativa e di dividere le sue alleanze [cosa che nel 2022 non gli è riuscita bene, bisogna dire, perché ha unito Nato e Ue contro di lui]. Deriva anche dalla capacità di mascherare le proprie intenzioni, di colpire all’improvviso e di sorpresa [e questo gli è riuscito, nonostante gli ampi annunci e dichiarazioni bellicose che non abbiamo voluto ascoltare], nonché di coordinare con le operazioni strategiche la battaglia comunicativa, basata sulla disinformazione e sulle narrazioni capaci di colpire le vulnerabilità dell’avversario interne o derivanti dalle differenze inevitabilmente esistenti fra i membri di ogni alleanza. La Nato e l’Ue, ma anche i loro stati democratici, sono particolarmente vulnerabili. 

Nella strategia globale non va esclusa la possibilità di comprare giornalisti e uomini politici (il caso più noto è quello dell’ex cancelliere tedesco Gerard Schroder, divenuto presidente, lautamente pagato, del Nord Stream, che lui stesso aveva negoziato con Mosca”.

Non solo Schroder è stato oggetto delle mire di Putin. Sul libro paga della Russia di Putin vi sono diverse forze dell’ultradestra europea (anche in casa nostra vi sono state indagini sul caso Lega), Putin ha usato gli hacker per agevolare Trump nelle elezioni del 2016 (come risulta da un’indagine della procura USA a nome del procuratore Mueller che ha accusato 13 agenti segreti russi) e diversi giorni fa l’Espresso ha scritto un articolo inchiesta sul nostro attuale senatore Pillon, uno dei quattro peraltro che è uscito dall’aula parlamentare quando ha parlato Zelensky in collegamento. 

Aggiugasi che in questi anni (sempre fonte Limes) la Russia ha stretto accordi con il nemico-amico storico Cina, per vendere il suo gas e il suo petrolio alla Cina in misura sempre maggiore. Forse perché Putin prevedeva che nella sua guerra fredda contro l’Occidente una possibile conseguenza sarebbe stata la scelta dell’Europa di fornirsi altrove di idrocarburi? E la scelta di dar vita alla Unione Economica Eurasiatica nel 2015 (in cui figurano Armenia, Kazakistan, Kirghistan e guarda caso la Bielorussia, unico stato europeo a non aver condannato l’invasione ucraina)? Come va inquadrata, secondo voi? E che dire della scelta della Csto (una alleanza militare fondata nel 2002 sempre dagli stessi stati della UEE con l’aggiunta del Tagikistan) di firmare un accordo nel 2007 (guarda caso nello stesso anno del vertice Nato di Bucarest) con l’ Organizzazione per la Cooperazione di Shangai, nella quale figurano anche Cina e altri stati dell’Asia Centrale)?

Putin probabilmente (e sperabilmente) non intende usare le armi direttamente contro i paesi dell’Ue e la Nato. Ma a parte le armi, tutte le altre strategie sono state da lui cinicamente usate. 

Corteggiare l’Italia di Berlusconi e la Germania di Schroder in modo da dividere gli alleati europei sulla Russia (Jean parla appunto di “colpire le vulnerabilità dell’avversario interne o derivanti dalle differenze inevitabilmente esistenti fra i membri di ogni alleanza”), relazionarsi all’Iran, storico amico russo e storico nemico USA, affiancare Assad in Siria, stringere partnership inedite con la Cina, avvicinare di più i paesi ex membri dell’URSS nell’Asia centrale, finanziare i sovranisti anti-europa, sostenere il dittatore bielorusso Lucashenko, hackerare il partito democratico USA, inviare troll e fake news sulla Ue nei social occidentali, avvelenare oppositori e giornalisti, tutto è stato fatto in questi anni per dividere i paesi europei e renderli privi di iniziativa di fronte alla strategia offensiva nell’est europa in atto dal 2008 (vedi puntata precedente).

Allora cosa può fare l’Occidente? I nostri governi, ma anche i nostri giornalisti, le nostre istituzioni pubbliche e private libere, possono e devono smascherare le infilitrazioni putiniane nelle forze politiche e nei dibattiti di opinione. 

Ma soprattutto se la politica della Russia di Putin da almeno il 2008 è quella di dividere l’Europa, forse è il caso che i nostri governi capiscano che per non essere schiacciati, se non dalle armi quantomeno dalla forza geopolitica, l’Europa deve unirsi,pacificamente ma saldamente. 

L’Ue si è allargata, ma non si è fortificata, anzi. L’hanno indebolita i sovranismi e le politiche delle banche nazionali e della banca europea assolutamente cieche, per non parlare degli interessi nazionali dei singoli stati più forti.

Il processo di Costituzione Europea deve ripartire, da dove era rimasto fermo quando fu affossato dalle bocciature referendarie e dalla brexit. 

Il ventunesimo secolo deve essere il secolo degli Stati Uniti d’Europa, senza più divisioni ed egoismi fra i suoi stati membri.

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