V Puntata

Nello scorso articolo abbiamo esaminato flussi di voto su base geografica e professionale in Italia, osservando che a parte un marcato regionalismo sia del M5S al sud che della Lega al Nord il caso italiano vede perfettamente in azione le regole e i meccanismi visti per altri casi come quello degli USA o della Brexit.

Abbiamo esaminato nelle ultime puntate l’avanzata populista in Germania, Francia, Italia, USA, Est Europa e Inghilterra sulla base di puri e soli dati, legati ai flussi di voto.

Abbiamo avuto sott’occhio l’aspetto socio-economico dell’onda populista, legata alla mancata riqualificazione di settori abbandonati a se stessi dalla new economy, che per risentimento sociale hanno votato populista.

Ora però dobbiamo esaminare il fenomeno da un altro punto di vista, quello squisitamente culturale. La tesi che qui esprimiamo è che il populismo sia un fenomeno di riflusso di un pericoloso calo di tessuto culturale all’interno delle grandi società industrializzate. Analizziamo l’Italia.

Da una ricerca IPSOS Italia, ampiamente ripresa, risulta che l’Italia è il primo paese al mondo per distorsione di notizie, informazioni e dati, ovvero gli italiani sono i primi al mondo nella speciale abilità di credere a numeri e dati completamente lontani dalla realtà. IL PRIMO PAESE AL MONDO! Prima cioè di USA, e poi di Francia, rispettivamente al secondo e terzo posto, e davanti a qualsiasi altra nazione del globo.

Il 75% degli italiani pensano per esempio che gli immigrati siano il 20% della popolazione, mentre sono il 5%, e pensano che la stragrande maggioranza di questi siano musulmani, mentre i musulmani sono il 2,34%.

Noi italiani pensiamo per esempio anche che la percentuale di giovani donne madri single, ovvero sedotte e abbandonate, sia del 25%!!! (Fonte: lezione aperta presso Festival di Filosofia di Modena, anno 2018, d Nando Pagnoncelli).

Siamo anche il primo paese in Europa per analfabetismo funzionale: secondo lo Human Report del 2009 in Italia vi è il 47% di analfabeti funzionali, cioè persone non in grado di comprendere testi scritti, o non del tutto almeno. Un giovane italiano su sei non è in grado di capire ciò che legge. Ovvio: perché non si legge più.

6 italiani su 10 leggono meno di un libro all’anno! (fonte Associazione Italiana Editori). Sì, è proprio così: 6 su 10 non leggono nemmeno un libro all’anno, indipendentemente dal supporto (cartaceo o elettronico).

Guardiamo ora ai dati elettorali: quelli sui flussi di voto del 4 marzo 2018 li abbiamo già esplorati, e ci dicevano che gli italiani hanno dato preferenza a due partiti populisti al primo e secondo posto. Mentre scrivo, la lega è data intorno al 24-26 per cento, il che significa che un elettore italiano su quattro intervistati vota Lega (fino a pochi mesi fa era uno su tre).

Proprio la Lega è nota, attraverso il suo leader Salvini, per usare un programma di ricerca sui social, chiamato Bestia, per intercettare i temi più trattati e insomma gli “umori” degli italiani social su questo o quell’altro argomento. E alcuni ministri e esponenti leghisti hanno fatto sfoggio nei mesi passati di non avere titoli culturali (“ho imparato all’università della vita!”) o di leggere poco.

Chiamo all’attenzione un altro dato: fino al 2018, cioè quando il PD aveva come leader Renzi, i primi cinque partiti più votati in Italia erano M5s, PD, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia. Perciò, come ho dimostrato in questa lezione, i primi cinque partiti più votati erano fino al 2018 tutti partiti guidati da leader populisti. Questo è un record che nessun altro paese detiene in Europa.

Fermo restando le analisi socio-economiche illustrate nella quarta puntata, la domanda che si pone a questo punto è: vogliamo davvero credere che non esiste alcuna correlazione fra i dati sulla creduloneria italiana, l’assenza totale di libri dal comodino di 6 italiani su 10, e il fatto che gli elettori abbiano una spiccata tendenza a premiare partiti populisti, partiti cioè dal twitt o dallo slogan facile, che sguazzano sui social e i cui messaggi non richiedono approfondimento ma digestione immediata e non ragionata?

Abbiamo affermato nella scorsa puntata che “il populismo non è un fenomeno passeggero, legato a una distrazione temporanea dell’elettorato o al carisma di questo o quell’altro leader. C’è in giro da tempo e ovunque”.

E poi, che in Italia esiste da 25 anni e non si è fatto niente non dico per contrastarlo, ma nemmeno per comprenderlo e studiarlo.

Che altro è infatti il populismo trionfante nei social dell’Italia di oggi se non una continuazione su altri mezzi mediatici del populismo trionfante negli anni ’90 per via televisiva del precursore e primo interprete coerente del populismo italiano ovvero Silvio Berlusconi? Il quale, per inciso, si vantava allora e non oggi di non leggere molto?

La politica è sempre stata, in ogni dove, specchio in negativo della società. Se gli italiani non leggono libri, non possiamo aspettarci che i loro esponenti politici siano da meno. Anche perché quest’atteggiamento da ignoranti e presuntuosi pare premiarli elettoralmente. La domanda successiva allora è: sono i leader a formare (in questo caso in peggio) gli italiani o gli italiani a formare con il loro analfabetismo funzionale e le loro abitudini anti-culturali la politica?

Nella prossima puntata, partiremo da qui.

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