Due libri sotto analisi in sei puntate per cercare di comprendere i futuri cambiamenti della politica in una democrazia sempre più  on line.

Il compito di una politica democratica illuminata dovrebbe essere quello di preparare la classe politica e le istituzioni ma soprattutto i cittadini stessi alla possibilità della democrazia diretta, e di accompagnarlo con coraggio, ma anche con serietà e attenzione. Non c’è dubbio infatti che il passaggio verso una democrazia più allargata grazie all’ausilio della tecnologia necessita di studio e riflessione, e non può consumarsi semplicemente nell’entusiasmo generale e nella mancanza di controlli e sistemi di regolamentazione.

Qual è il punto delicato?
La democrazia diretta, nell’antica Atene come in un prossimo futuro possibile, necessita di cultura, informazione e preparazione, come forse nessun altro sistema politico. Assegnare al popolo il potere di prendere le decisioni non basta: bisogna anche dare al popolo la capacità di saper prendere le decisioni migliori.
È un problema di circolazione dell’informazione. Gli antichi cittadini ateniesi erano agevolati: vivevano in una piccola comunità, dove era possibile radunare l’intera cittadinanza in una piazza, e informarla degli avvenimenti più recenti e delle decisioni da prendere al proposito. Possiamo supporre ragionevolmente che nel complesso la discussione politica ad Atene avvenisse su basi di preparazione e informazione.

Accade lo stesso anche oggi? È il popolo sufficientemente informato per assumere decisioni importanti, quali la ratifica di un bilancio di spesa nazionale, la riforma del sistema sanitario, la progettazione dei più adeguati sistemi di difesa militare, ecc.?

Nell’epoca della straordinaria proliferazione e specializzazione dei saperi e delle competenze, ciò è impossibile. Nemmeno i rappresentanti sono preparati adeguatamente sugli argomenti su cui sono chiamati a decidere, perché sono troppi e troppo complicati ormai. Infatti la prassi è che si fanno aiutare da tecnici competenti, che inoltrano relazioni sugli argomenti in discussione. Come immaginare allora che possa essere informato adeguatamente un popolo di cento milioni di persone?

Anche in questo caso la risposta la fornisce lo sviluppo tecnologico. Ciò che sembrava in altre epoche impensabile è oggi accaduto: l’informazione arriva nelle case della stragrande maggioranza del popolo, e nell’epoca attuale la massa è oggi assai più informata di quello che le accade intorno di qualunque altra epoca dell’umanità, e probabilmente lo sarà ancora di più in futuro. Osserviamo ancora le parole di Grossman:

Ovviamente, un pubblico interessato  e coinvolto è la chiave del buongoverno. Se la gente parteciperà ai processi decisionali del governo, è essenziale che essa conosca le alternative politiche, i loro costi e le loro conseguenze. I nuovi metodi e i nuovi sistemi dovranno essere ideati in modo che anche il cittadino comune possa riuscire a giudicare con responsabilità. Da quando l’informazione è diventata il maggior mezzo di «trasformazione della società» riceverla, assorbirla e soprattutto capirla, da parte della gente, non dovrà più essere un processo lasciato al caso […] Le notizie di interesse generale possono essere rese immediatamente accessibili ai cittadini in una forma e a un livello adatti a ciascuno di essi. Se non verrà fatto uno sforzo per ampliare gli orizzonti della gente e per mettere le nuove tecnologie al servizio della democrazia, la gente stessa sottovaluterà il processo democratico, invece di valorizzarlo e collaborare. Nella repubblica elettronica i cittadini, divenuti parte del governo, dovranno essere sufficientemente preparati per riuscire a partecipare al processo politico in modo intelligente e responsabile. Questo progetto non potrà avvenire senza un’enorme mole di lavoro, una progettazione sistematica e rilevanti riforme.

Se la televisione, appena ieri, sembrava già l’apice di questo sviluppo, oggi è internet a mostrare che non si devono porre limiti alle capacità che l’informazione ha di penetrare nella vita delle persone.

L’ostacolo vero allo sviluppo di una forma tecnologica di democrazia diretta (referendum approvativi sulle decisioni del parlamento, voto elettronico, sondaggi in tempo reale, e quant’altro) non è dunque quello dell’insufficienza dell’informazione. È quello della qualità dell’informazione.

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